sabato 8 marzo 2008

9. Lo stato d’animo di una generazione

Titolo: La minaccia del terrorismo internazionale
Durata: 6 minuti (letto piuttosto velocemente)
Personaggi: 3
Luogo: non è specificato.


Bagnare il letto di notte in bambini di età superiore ai 5-6 anni è da considerare un disturbo che può avere cause fisiche o psicologiche. Nel caso di queste ultime si può trattare dell’espressione di stati di ansia, angoscia, insicurezza, bisogno di attenzione.

Anne era una bambina che aveva tutto: bei vestiti, gli ultimi modelli di Barbie e Ken con tutti gli accessori sapientemente progettati per lei dalle industrie di giocattoli. Appartiene ad una famiglia benestante che l’ha allevata nella piena osservanza delle regole: la scuola privata, la chiesa.

Ciononostante, una volta cresciuta, ha compiuto “azioni di fortuita e insensata violenza”. Per questi atti ha subito un processo durante il quale sono stati esaminati in aula i suoi referti psichiatrici e le prove materiali della sua attività: passaporti falsi, nastri di telefonate registrate, videocassette che mostrano l’esplosione di un negozio di scarpe pieno di clienti, ecc.

I tre personaggi parlano del processo. Due di loro sembrano aver assistito al processo, mentre il terzo fa domande. Sembra quasi che la conversazione non sia provocata da un interesse morale verso l’accaduto, ma dalla mera necessità di risolvere un problema di ordine pratico, come la necessità di esaminare la richiesta di risarcimento da parte degli agenti che si sono occupati del caso e che ora affermano di soffrirne le conseguenze traumatiche.

L’atteggiamento di Anne al processo fa pensare che “non gliene importi”, che non abbia “coscienza”; non rivela “un barlume di sentimento”, ascolta “inespressiva” le accuse. Di fronte a questa condotta i personaggi si chiedono come sia possibile che sia la STESSA bambina che portava il vestito di percalle rosa, che aveva la Barbie con tutte le scarpe piccine piccine in fila, che frequentava la bella scuola in collina e pregava Dio alla sera; la STESSA che ora butta all’aria quelle scarpe piccine piccine con l’esplosivo; si chiedono se sia la STESSA che si svegliava angosciata al suono freddo di un meccanismo a suoneria; la STESSA che ora prepara meccanismi a tempo per esplosivi.

Anni fa in Gran Bretagna, due adolescenti uccisero un loro compagno. Il filmato che riprendeva i tre che camminavano in un centro commerciale (o in una stazione ferroviaria) fu trasmesso continuamente in TV a tutte le ore. Uno degli argomenti più ricorrenti del dibattito che ne scaturì fu lo stupore suscitato dal fatto che questi ragazzini provenissero da famiglie benestanti, “normali”. Da allora certi atti di violenza continuano a scatenarsi e sono l’espressione rabbiosa dello stato d’animo di una generazione cresciuta in una società che propone il denaro come valore e le indossatrici come figure di riferimento, e della quale, di conseguenza, non riconoscono più l’autorità.